ORIGINE

Il Banco Alimentare in Italia, nasce da un incontro.
Dall'incontro tra Mons. Luigi Giussani 
, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione e il Cavalier Danilo Fossati, fondatore della Star. Sull’esempio della Fondacion Banco de Alimentos di Barcellona, colpiti dalla sua originalità, ne prendono spunto e promuovono insieme questa nuova opera di carità.
Sin dall'inizio, il Banco Alimentare è stato lo strumento attraverso cui, oltre a soddisfare un'esigenza primaria come quella alimentare, ha favorito la tessitura di rapporti, ha sempre aiutato le persone più bisognose a giudicare la propria condizione e tutta la realtà con uno sguardo diverso. E’ un tentativo “ironico” – come lo possono essere tutti i nostri tentativi – che nasce, non da uno spirito volontaristico o filantropico, ma dalla passione per l’uomo, così come noi stessi l’abbiamo sperimentata nella nostra vita, grazie all’incontro con il fatto cristiano ed in particolare con il carisma di don Luigi Giussani.

"Condividere i bisogni per condividere il senso della vita" è, da sempre, la strada che ha segnato e segna il nostro lavoro di ogni giorno. Nel tentativo di condividere il bisogno primario di chi abbiamo di fronte, ciò che abbiamo a cuore è condividere il senso della vita. Da qui nasce compassione (com-passum: passione per l’altro) e commozione (com-motus: muoversi insieme) per tutti i nostri compagni di strada, dal povero al volontario che dona il suo tempo, dall’emarginato all’imprenditore che ci sostiene. Perché, ogni giorno, facciamo esperienza che il cuore di ciascuno – povero o non povero – attende qualcuno che si muova con lui, che abbia passione per la propria vita e per il proprio destino. E’ da questa passione per l’io che tutto nasce, poiché, come diceva don Luigi Giussani, “un singolo io vale più di tutto l’universo”.



Per fare quello che facciamo bisogna infatti avere una passione per il significato della vita e quindi una passione  per il destino nostro e delle persone che si incontrano. Viceversa si rischia di diventare i mercenari dell’umanitario, i professionisti della solidarietà e l’altro diventi così solo lo sfogo per appagare il proprio desiderio di bontà o il sentirti “a posto”. Senza questo slancio ideale, in realtà, non si amano gli uomini, ma si amano le loro piaghe, le loro sofferenze perché, proprio grazie a queste, gli "operatori dell'umanitario" possono atteggiarsi a filantropi. Ha scritto bene Alain Finkielkraut riprendendo le parole di Anna Harendt: "La generazione umanitaria non ama gli uomini, ama occuparsi di loro".
Cosa c'è spesso dietro tanto altruismo disinteressato? Qual è l'essenza del volontarismo o della solidarietà? A proposito dell'altruismo scriveva Nietzsche nel 1888: "Voi fuggite verso il prossimo fuggendo voi stessi, e di ciò vorreste fare una virtù: ma io leggo dentro il vostro «disinteresse».
Il tu è più antico dell'io; il tu è stato santificato, ma non ancora l’io: così l'uomo accorre ad affollarsi attorno al prossimo". Occuparsi degli altri, attivarsi in tante cose, il più delle volte inutili, è un modo per non pensare alla propria condizione. Forse, dietro tanta generosità c'è quella «solidarietà» che cerca in fondo, nell'aiuto ai poveri, solo un autocompiacimento spirituale; quella solidarietà che nasce da un inconfessato vuoto esistenziale e si aggrappa al prossimo nell'illusione di soffocare, in tal modo, la propria tristezza. "In genere - ha scritto un poeta non credente, Cesare Pavese - è disposto a sacrificarsi chi non sa altrimenti dare un senso alla sua vita. Il professionismo dell'entusiasmo è la più nauseante delle insincerità".



A noi è accaduto esattamente il contrario. E’ proprio nella riscoperta della carità che ciascuno di noi ha ricevuto e sperimenta ogni giorno sulla propria vita, che nasce il desiderio e la passione per il destino dell’altro. Infatti, solo così, si possono costruire opere in grado di durare nel tempo e di rispondere realmente al bisogno. Da questa certezza, da questa passione, da questo entusiasmo nasce il lavoro che ogni giorno siamo chiamati a svolgere per il bene di tutti.

 

Il Direttore
Roberto Tuorto